C’è una riflessione che attualmente si impone al sistema pensionistico italiano perché il sistema previdenziale è sotto pressione a causa di una popolazione sempre più anziana e di un serio rischio di uno sbilanciamento tra entrate e uscite.
Per questo motivo il governo sta valutando alternative per rendere le pensioni future più sostenibili e una di queste riguarda il TFR. Il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon ha proposto un’idea innovativa cioè quella di utilizzare il TFR, maturato dai lavoratori e presente nelle casse dell’INPS, utilizzandolo per rafforzare la previdenza pubblica. In questo modo i contributi di fine rapporto, che sarebbero sempre accantonati come previsto, resterebbero nella gestione pubblica e verrebbero investiti per generare rendite che favorirebbero l’uscita anticipata dal lavoro oppure integrerebbero l’assegno pensionistico. Grazie a questo nuovo metodo i lavoratori che volessero uscire dal mondo del lavoro anticipatamente avrebbero la possibilità di farlo senza rimanere bloccati da rigidi vincoli.
Ad oggi, però, il lavoratore ha la possibilità di utilizzare il proprio TFR per esigenze personali come l’acquisto di una casa o per spese sanitarie impreviste chiedendo degli anticipi mentre, con questa nuova modalità, non potrebbe più farlo perché la liquidazione maturata diventerebbe un capitale vincolato a cui si può accedere solo al momento del pensionamento. Quindi non ci sarebbe nessuna perdita da parte del lavoratore ma, sicuramente, una limitazione e un vincolo sull’uso del capitale maturato.
Quali saranno i vantaggi e gli svantaggi della gestione pubblica del TFR?
Sicuramente sarà vantaggioso avere la possibilità di accedere a una pensione integrata o anticipata avendo più flessibilità nell’uscita dal lavoro, inoltre la gestione affidata all’INPS sarà vincolata a criteri pubblici e garantirà una gestione sicura e trasparente.
Di contro, però, con questa gestione il TFR sarà un capitale vincolato fino alla pensione e non potrà essere goduto anticipatamente. Inoltre, un altro svantaggio, potrebbe riguardare eventuali rischi finanziari o ritardi nell’erogazione che ricadrebbero sul lavoratore e si ridurrebbe ancora di più la percezione di poter avere il controllo diretto sul proprio risparmio.
Il governo vorrebbe inserire questa riforma nel pacchetto normativo della prossima Legge di Bilancio 2026 e, per il momento, il dibattito e le riflessioni restano aperte.